Mi svegliai per un ticchettio improvviso. Fuori dalla finestra un silenzio irreale per la neve che si spandeva fitta mentre in casa un suono persistente mi disturbava. Calzai i tappi più a fondo negli orecchi e vi misi un cuscino supplementare sopra. Il rumore ritmico che sentivo si a
Avevo acquistato il tempo. Lo scrissi solo lo scorso ottobre, pacatamente. No, non era un periodo facile, ma non potevo immaginare quanto, pochi mesi dopo, sarebbe cambiata la prospettiva, e una delle cose che avrei amato di più sarebbero stati gli ululati dei cani, un suono divenuto
Un mondo di alberi. Le foglie verdi, gialle, rosse, brune. Mille sfumature al sole. Tappeti estesi verso il cielo che si imbruniscono al volgere della stagione autunnale. Mi son sempre chiesta perché non cadano tutte insieme, o perché mi pare che ne rimangano sempre alcune sui rami, a
Decisi di comprare il tempo. Ho letto questa frase in un articolo dello scrittore Hanif Kureishi (The art of writing, l’Internazionale, 24 novembre 2011), avvenente, astratto e al contempo concreto concetto che ha subito risuonato fortemente in me. Quando mai compriamo il tempo?
Fuori si sentono cantare i grilli. Eppure l’estate è finita, e alle 8 di sera è di nuovo buio, come in inverno. L’inglese mi sembra ancora difficile ma in realtà adesso la comprensione arriva. Per come sono vorrei capire ogni singola parola, invece si può comprendere e com