La prima volta che ho pubblicato un articolo sul blog mi sono sentita sotto esame, alla cattedra, davanti a un plotone pronto a sparare alla prima virgola mancata, alla prima sciocchezza, leggerezza, imprecisione, imprecazione, indeterminazione. Ho sudato maglie e fatto risplendere di rossore riflesso i miei vicini.
La prima volta che ho annunciato: “Io mollo tutto perché voglio scrivere” non era tanto tempo fa. In macchina da Pisa a Firenze, mio padre che guidava in silenzio e non sapeva cosa dire davanti a tanta determinazione – perché ne dovevo avere per fare un tale annuncio – Dire le cose, le rende reali.
Poi tutto è cambiato, fuori e dentro, mille eventi. Eppure scrivere non è cosa a cui si scelga di rinunciare, ché per me non è tanto il tempo sempre mancante dedicato a comporre, quanto l’attitudine ad ascoltare, a capire, a entrare in empatia, è la nuova curiosità con cui si parla con il tabaccaio, con la barista, con il custode del museo. Con quello delle fotocopie, con la fruttivendola. E questo non può esaurirsi.
Fare della scrittura l’unico mestiere per sbarcare il lunario, è altro paio di gigantesche maniche.
Si possono fare molte cose allo stesso tempo. Ciò mi consola oggi enormemente, e non mi spiazza come si trattasse di un matrimonio monogamico con un Grande Unico Onnivoro Interesse, perché l’animo e le sue sfaccettature sono poliedriche e multiformi. L’avevo dimenticato. Non solo: da nessuna parte è scritto si debba tentare di eccellere in ogni cosa, oppure, in alternativa, non praticarla. Si può ugualmente provare. Ci si può esprimere. Si può spaziare.
Sto in cucina con una donnina (solo per la statura) di quasi 96 anni. Più che stupirsi delle mie apparenti assurde scelte, ha sempre dichiarato di aver fiducia in me. D’un tratto mi punta la mazza su cui s’appoggia per camminare, e mi apostrofa: “Senti bambina, ho fatto il tocco e mezzo a leggere il tuo libro! Qualche parola non la conoscevo… Ma il libro scorre bene, è piacevole… Te lo devo proprio dire [è convinta, non ha mezza esitazione. Mi guarda fisso, mi penetra con i suoi occhi nocciola scuri]: secondo me devi scrivere.”
Rimango di sasso. Il primo vero feedback che ricevo di persona dopo la lettura del libro. Ed è questo.
Ricucio i tempi, gli eventi che hanno corso più veloci di me superandomi e lasciandomi con le pive nel sacco, l’accettazione, le passioni risorte. I dubbi, l’incertezza costante che è parte di ogni giorno. Superare queste giornate di festa è come digerire palate di macigni. La nonna, nata in un’altra era geologica, sta entrando nella città da me descritta, per lei così lontana: ci sta provando davvero a capire il mio spirito. Questo è un traguardo.
Eh già. Dire le cose, le rende reali. Auguri, post tutto.
…. Si, scrivere , o qualunque altra azione che ti dia la gioia di navigare sulla tua piccola astronave – con qualche scossone e tante domande – facendo una cosa che vuoi veramente fare. Questo da senso al viaggio che diventa un’ interessante avventura e in genere richiama eventi sinergici.. Con tutti gli auguri che siano più belli e desiderabili di quanto l’immaginazione avrebbe mai potuto prefigurarsi..