Che posso fare ora che mi sono rilassata se sbaglio direzione del treno una volta sì e una volta no? Scrivo. Che sia un inconscio pretesto per avere tempo supplementare, fingendo di usare quello apparentemente perduto? Diamoci una chance. Per quattro mesi avrò sbagliato forse un paio di volte. Non è poi tanto grave; in fondo faccio soltanto confusione con la direzione, ovvero south and north… Accade quando cambio l’itinerario consueto. A quel punto, rilassata, non controllo più con l’attenzione compulsiva dei primi tempi e mi ritrovo spesso a dirigermi verso nord, che non è il mio. Giorni fa invece, quando dovevo andare a cena da un’amica proprio in Bronx, non sono riuscita nonostante tutto a beneficiare di vedere finalmente premiati i miei reiterati tentativi di andare up via treno. Alla fine ho ceduto e ho preso un taxi. Poco male.
Un’altra volta invece stavo erroneamente per andare a Coney Island, a sud di New York. Parliamone.
Coney Island nel mio immaginario rappresenta una ed un’unica cosa, la meta di un viaggio notturno in uno dei miei film preferiti, fonte per me di incredibile spavento e attrazione, dei warriors, ovvero i guerrieri della notte.
Avevo circa dieci anni, e ogni venerdì dormivo da mia nonna. Per me era una festa. Si poteva fare tardi perché lei andava a letto dopo mezzanotte e ci si gustava insieme una quantità inimmaginabile di tv. A quel tempo ho potuto conoscere le telenovelas (Veronica Castro!), Dallas, Dinasty, Costanzo, Quelli della notte – una grande cultura televisiva per crescere nel più sano e completo dei modi – e poi film d’ogni sorta perché da Fernanda non c’era censura; da lei ho imparato ad amare i film “dei suoi tempi”, quelli degli anni ‘50 e ‘60, spaziando indistintamente da tutta la serie della Disney a Hitchcock al completo.
Dunque in seconda serata una volta mi sono vista The warriors (chissà poi perché? Forse la tv era semplicemente accesa mentre lei lavorava a maglia).
Entusiasmo e adrenalina. Bande rivali si affrontano una notte rischiando la vita. Gli eroi, the Warriors appunto, lottano contro tutti a mani nude, accusati di aver commesso l’omicidio del capo delle gang, Cyrus. Qualcuno ci lascia le penne. Dal Bronx partono squadroni punitivi: tutti stanno alle calcagna dei protagonisti, questi pischelli a torso nudo in gilet di pelle! La gang responsabile dell’omicidio possiede l’arma incriminata, motivo per cui verrà alla fine bellamente e barbaramente punita da una total black Gran Giurì delle bande. Poi ‘sta pistola in mano al matto di turno mette un’ansia pazzesca per tutto il tempo.
Una scena da brividi era quella in cui compariva in mezzo a Central Park una banda in tenuta da baseball con tanto di mazza e viso bicolore. Altro gruppo temibile era quello in tuta di jeans sui pattini che si scontra con i nostri intrepidi nei bagni (sottolineo: nei bagni!) di una fermata della metropolitana. Da allora cerco con immensa curiosità se ci siano servizi alle fermate, e ho scoperto che in effetti ci sono ancora… non oso immaginare come siano, né in quali condizioni o cosa possa accadervi dentro, ma confermo che ci sono. Presumo siano chiusi – non me ne sono accertata – ma comunque lo spero. Di tutto cuore.
Gran parte del film si svolge nei treni, che non sono davvero molto diversi da 35 anni fa…
E poi c’è la scena indimenticabile a Coney Island, luogo verso cui tutta la notte procedono i protagonisti scappando a piedi, inseguiti, costantemente braccati! Alla fine, giunti al Luna Park deserto, si rifugiano in uno spazio desolato, armati di vetri rotti o poco più; dopo due secondi arrivano lì pure i “cattivi” a bordo di una macchina. A quel punto si sente solo una voce stridula fuori campo che, a suon di rintocco di bottiglie, scandisce: “Guerrieriiiii! Guerrieriiiii! Venite a giocare alla guerraaaa?!”.
Non c’è verso: se c’hai la macchina o le ruote sotto i piedi sei più veloce di uno che corre; se hai la pistola o la mazza sei in netto vantaggio rispetto a uno a mani vuote. Come potevano vincere i nostri, a petto nudo, dotati solo di quei miseri gileini, senza manco un cavatappi?! Non lo so. Per fortuna a volte le cose accadono. E basta.
Varcare la soglia della subway a New York è stato rituffarmi esattamente lì, con i protagonisti che corrono lungo le rotaie per seminare i loro persecutori. Ecco lo sferragliare del treno che scuote le viscere della terra. Da un antro buio e spettrale si ode un rombo, quasi un boato, ed è un attimo: sta per giungere la salvezza che ti porterà lontano, che sia casa, che sia Coney Island.
La metropolitana della City è la più minacciosa che io abbia mai visto nelle città occidentali visitate. Molte fermate si trovano in spazi angusti e hanno pareti scrostate; sulle rotaie puoi scorgere frequentemente movimenti di code, appartenenti a topi grandi come conigli che indisturbati razzolano nella spazzatura. Il colore dominante è nero pece, che ti ritrovi nelle narici quando ti soffi il naso. E all’arrivo del treno sopraggiunge uno strano vento che ti scompiglia i capelli… uno schifo, non è la brezza primaverile che spira tra le magnolie!
Che tu sia all’aperto in Union Square o ad una fermata soprelevata in Astoria, il lungo serpente d’acciaio e ferro annuncia il suo passaggio con un tuono costante e crescente, al cui richiamo t’abitui, come per il cane è il motore dell’auto del padrone, e l’accogli con gioia; eppure la sua venuta è un trauma ogni volta, ché tremano la terra, il pavimento sotto i piedi, il seggiolino su cui siedi fino al tuo cervello, che trema senza che tu te n’accorga più. Metri di cemento sopra, sotto e di lato non mi impediscono di sentire tutta la fragilità su cui m’appoggio. Ma voglio andare a casa.
Non può succedere niente nella subway. É tanto densamente frequentata che sembra il luogo più sicuro dell’intero globo. Diventa la mia, la tua, la loro seconda casa; inquietante e protettiva dal freddo e dall’oscurità. Caotica, sporca, piena di passi, di musica, di volti. Frenetica della vita che si svolge nel laido mondo parallelo del sottosuolo, dipanata in viscere, a tratti piastrellate, d’attesa.
Brava Guia, mi piace quel che hai scritto, voglio farti solo un appunto, lo scontro con la banda dei giocatori di baseball non e` a central park, ( come anche io inizialmente pensavo) ma bensi` in river side park, parco in upper west side, dove hanno girato anche la scena del comizio tra bande, per il resto brava!
Grazie Jacopo, non sai quanto mi fa piacere che qualcuno legga, e aggiunga qualcosa! Prende senso scrivere 🙂
La prossima volta che sarò a NY farò un giro in River Side Park!