Quando camminavo per Lucca con babbo mi indicava tutte le sale da biliardo ormai chiuse, e considerando che a vent’anni viveva già a Firenze, aveva iniziato presto. Era bravo. Non voleva insegnarmi a giocare a poker dicendomi che era pericoloso… Capivo. Mi piaceva pensare che lui, uomo assolutamente ligio a ogni forma di legge come suo padre, aveva avuto un passato di giocatore e fumatore. In compenso mi ha insegnato a giocare a carte. Adesso il biliardo non va più di moda.
Oggi si chiude un altro capitolo, l’ennesimo di quest’anno incredibile.
Sono tornata per esserci in un tempo folle, per vivermi le loro partenze, babbo, nonna. Un mese fa anche la mamma di Fili.
Non mi sono persa niente, le veglie all’obitorio, gli acquisti funerei, le cremazioni, le urne, le gite al cimitero, le tumulazioni. Sono diventata una fottuta esperta del rito e dei prezzi della morte! Costosa, questa morte.
L’altra nonna, quella che ancora ho, mi chiede per l’ennesima volta se leggerò al suo funerale un brano che da anni vuole che io legga per lei. Ho sempre detto NO. Adesso ho acconsentito, e le ho chiesto dove tenga il foglio. Che devo fare… Che posso fare? È il minimo. Quando se ne vanno non ti hanno mai detto abbastanza, dato le istruzioni, non ti hanno mai preparato. Come potrebbero? Come potremmo?
Trovo pace solo a buttare parole su uno schermo luminoso. Non combatto contro il destino. Siamo piccoli, siamo fragili. Eppure anche forti.
Terribile questa morte. E ancor più assurda se devi chiudere una casa, se finalmente pensavi di riavere del tempo per concentrarti sui tuoi scritti, ma non puoi, no, ancora non puoi cara mia, devi presto sistemare una casa con roba che non ti è appartenuta, perché non c’è nessun altro che possa farlo al posto tuo.
Sei in prima linea, sei ancora lì, e non sai quando finirà. Ma cosa deve finire? Mi dicono che sia così. E io dico: no. Non credo sia solo questo. Non penso la vita sia fatta per fare costantemente i conti con il passato, prendendo ogni oggetto in mano e valutando cosa farne. Odio prendere in mano gli oggetti. Odio vedere le bare, e ripensare solo a mio padre, solo a lui, perché esiste solo lui in tutte le altre morti. Sempre lui. Sono arrabbiata. Sono stanca.
Oggi ho simbolicamente chiuso con la sua vecchia casa un tempo del passato.
Devo essere energica, e guidare molto, andare a Lucca, avanti e indietro, e fare scatole, e pacchi, e decidere velocemente. Dovrò organizzarmi, e quando sto così non ho la lucidità, né la freschezza, né la spinta per essere efficace. Non mollare.
Devo “stare”! Ma come avevo intuito questa che sembra una vera banalità che è per me così calzante? Stare, nel senso di non fuggire. Stare, per affrontare. Stare, nel senso di non lasciarsi andare, lasciarsi vivere. Stare, riconfermando di voler vivere.
Ogni giorno la vita me ne chiede conferma. Tu, Guia, proprio tu, vuoi prendere questa vita come tua legittima sposa? E io, per quanto non lesbica, devo dire di sì. La prendo a braccetto, e andiamo. Devo sceglierla tutti i giorni, come credo si dovrebbe fare con un compagno per esistere consapevolmente.
Ero tornata a Lucca un giorno da turista poco tempo fa. Non ricordo più dove siano quelle ex sale da biliardo. Presto nessuno saprà più dirmi niente del suo e del nostro lontano passato. Ed io, che ero molto curiosa di sapere, devo farci i conti. In fondo, c’è di peggio.
Nella morte c’è molto silenzio. Arriva così, un giorno, una sera, e porta all’improvviso una fervida attività. Poi cala il sipario. E si rimane come si era prima ma con mille domande. E questa volta, che ne avevo già molte, ho solo silenzio.
Le sale da biliardo non ci sono; e Lucca cosa diventerà per me? Non so. E quelle sale da biliardo? Non c’erano neanche ieri, e nemmeno due anni fa. Non cambia. Sono luoghi, appigli della mente, minchiate. Ricordi, per di più non miei. Volevo vivere quella città attraverso i suoi ricordi, ma non ho potuto quanto avrei voluto.
Chiedo solo alla mia sposa di non correre così tanto perché sto facendo fatica a starle dietro e a metabolizzare tutti gli eventi di cui dissemina questo cammino. Le ho promesso di stare, e questo mi pare già abbastanza. Dunque vita, rallenta. Impererò lo stesso.
‘Amore e morte’ sono un binomio archetipico e apparentemente inscindibile, vuoi che si tratti di morte fisica vuoi che si tratti invece di ferite interiori più o meno gravi e definitive.
Perchè questa strana accoppiata? ..
Secondo me perchè l’amore vero risveglia i potenziali superiori dell’umanità e consente di sbirciare oltre le Colonne d’Ercole dei limiti ordinari che c’improntano fin dalla nascita. L’amore profondo infatti ci fà superare indenni a volte prove incredibili, anche in momenti cupi ci fa trovare forza e visione, capacità di dono, intuizioni alte… ci fa sentire la verità di mondi paralleli dove la luce del nostro cuore ha il potere di salvare vite, di superare magicamente conflitti epocali e barriere spaziotemporali nonchè rivelare la Bellezza celata del mondo in cui ci troviamo.
Questa è un’ ACCENSIONE INTERIORE, un importante scopo dell’amore che così spinge fuori dal cieco egoismo l’umanità. Trattandosi però inizialmente di fuoco non purificato si avrà una reazione polare: un ‘pendolo energetico’ di ritorno, una forza uguale e contraria a quella che il bel sentimento d’amore ha messo in gioco. Ed ecco immancabilmente la prova, spesso una grande prova se l’amore è grande.
.. Allora non c’è scampo?.. Hai voglia, ci sono tante strategie di reazione quanti esseri umani! …
Credo che lo scampo più efficace consista nel provare a sciogliere l’intreccio tra amore e morte , impresa abbordabile se fossimo convinti che il dolore non provenga dalla parte più elevata del nostro essere e l’amore invece si, per quanto imperfetto.
Allora, continuando ad esplorare sinceramente noi stessi. si potrebbe alla fine scoprire che aldisotto dell’intreccio c’è solo una cosa vera, l’AMORE SENZA MORTE come vuole l’etimologia della parola latina , a – mors. Parlo del livello più segreto profondo e misterioso dei nostri sentimenti umani, un’oceano di Luce che vibra aldisotto dei pensieri addolorati, delle storie e delle percezioni registrate dal nostro computer cerebrale … Parlo dell’amore congiunto all’inconcepibile speranza che nulla di ciò che è prezioso e vero per il cuore di un Divino Essere Umano possa andare perduto senza Compimento.