“Portami via da tutta questa morte”, dice Mina al conte Vlad Dracula nel film di Coppola.
Sì, portami via da tutta questa morte, portami dove c’è la vita, dove chi ho perso esiste in un eterno presente, dove io sono tutte le persone che fui nel tempo, allineate o sovrapposte che siano. Dove tutto è adesso. E che vuol dire? Non lo si spiega a chi non lo prova; sono piani che non collimano in questa dimensione, posti tra il tangibile e l’intangibile. Ho tentato tante volte di farmi capire da chi mi stava a cuore, ma adesso non importa. Lo scrivo. È frutto della mia percezione? Io rilevo che se c’è sollievo, qualcosa si muove e funziona.
Portami dove tutti i miei incontri coincidono nell’attimo presente, e il dolore trova sosta.
Il tempo scorre. E ora che si ricongiungono in un’unica forma le varie “me”, quelle accettate e quelle nascoste, rifiutate, comprese quelle di un passato di cui non ho memoria, non sento più la scissione né quel fragore che rimbombava, senza possibilità di capire e confrontarmi con nessuno, o poter chiedere una qualche conferma. Ma di cosa, poi?
Mi acquieto. La morte continua con la sua assurda chiamata, apparentemente a caso.
E tutto si ferma ancora perché io veda, stia, resista, sentendo puramente ed essenzialmente il valore della vita.
È ancora Mina con la spada in mano davanti a Dracula ferito a morte a dire: “Lì, in presenza di Dio, capii finalmente come il mio amore poteva liberarci dal potere delle tenebre. Il nostro amore è più forte della morte”. E lei a sciogliere quella catena di lutto. E si apre un mondo, di cui si ignora lo sviluppo. Di sicuro ispira un senso di pace.
È una fiaba, questa è ovviamente soltanto una meravigliosa surreale disperata avventura che tratta una valanga di temi con grande inventiva. Folli creazioni. Incontri inspiegabili. Amori. Laceranti separazioni. Scelte incredibili. Morti. Improbabili ritrovarsi.
Son passati più di vent’anni da quando guardavo a ripetizione questo film che mi appassionava.
L’ho rivisto oggi. Mi martellava in testa da due giorni la frase: “portami via da tutta questa morte”.
A pensarci bene, cos’è buona sostanza della vita se non un caotico insieme di folli creazioni incontri inspiegabili amori laceranti separazioni scelte incredibili morti improbabili ritrovarsi? E molto altro, per non essere riduttivi. Se pur si invertono, rimescolano, sovvertono sostantivi e aggettivi, il concetto rimane sempre stramaledettamente valido e possibile: può avvenire tutto, e la fantasia prende spunto da quello che considera reale, non viceversa.
E se dunque il vivere è ben più articolato di un film horror, sentimentale, erotico, fantastico, drammatico – come viene classificato Dracula – posso ancora sperare che avvenga l’impossibile, il volo, la pazzia, il guizzo, ciò che meravigliosamente non m’aspetto? Posso sperare che mi porti via da tutta questa morte?