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Vista dall’alto

agosto 19, 2015
by Guia
campanile, Duomo, Firenze, Giotto
4 Comments

a viewHo fatto una passeggiata.
Ero molto stanca, tanto che alla fine sono salita sul campanile di Giotto… non ero poi così stanca. Il tempo era splendido. Tornata a casa si è scatenato il diluvio universale.
Ho lasciato che mi portassero i piedi, senza pensare. Volevo delle idee. E poi mi sono trovata davanti a portoni significativi, che ho spesso evitato negli ultimi anni, legati alle persone importanti della mia vita. Case in cui ho vissuto, oppure in cui ho trascorso tanto tempo, da bambina, adolescente, e poco dopo. Altri stati d’animo, altra esperienza ed altri vacillare spesso in balia degli stati d’animo altrui. Adesso dura poco.
Tutto è cambiato, è vero, e qualcuno non c’è più, e questo è peggio di ogni cosa.
Il mio tour stava diventando un cadere in un insensato ripescaggio di conclusioni, nostalgie sterili. Mi ci perdo talvolta. Ho deciso di cambiare prospettiva, e guardare il mondo dall’alto. Era tanto tempo che volevo farlo. Sono salita sul campanile. Poca aria, e quella poca già respirata, in quelle scale anguste. Bella la pietra fresca a cui m’appoggiavo per far passare le persone, suggestiva l’esile luce che filtra dalle minuscole aperture, bello non avere la claustrofobia, bello cercare, e bello sentire l’energia per salire oltre, e ancora.
Dovrei solo “stare” e non cercare in verità. Molto impopolare questo concetto. Pazienza.
Ognuno mi dice la sua, sentendosi libero di potermi confondere, ed io ogni volta riapro i giochi per rivalutare ogni dannato suggerimento. Fatica. E continuerò a farlo, lo so, perché se mi chiudo mi sfuggirà magari quello buono.
I consigli o le idee valide hanno sempre fatto una sorta di “click” nella testa a indicarmi la via. Era proprio una lampadina che s’illuminava. Poi a funzionare magari era quell’idea appena modificata, o un’altra inaspettata, o lo spunto derivato dal confronto con le persone. Adesso non sento mai questo click. Ho temuto di aver perso il mio fiuto. E poi altre persone care. Ancora, adesso. Nel frattempo  nella mia vita ne giungono inaspettatamente di nuove, e belle. E ringrazio. Che altro posso fare?
Dunque: molti sono lontani, e forse, pensavo oggi, meglio così – nemmeno io vorrei stare con me, e ci posso stare per fortuna, ma sarebbe più divertente essere magari in un altro spazio-tempo.. –

No, non mi scuso. Mi scuso sempre. Peccato. Se non sono stata abbastanza sensibile, peccato. Se ho avuto la presunzione di poter continuare a frequentare le stesse persone che adesso faticano a riconoscermi, peccato. Se ho peccato, peccato. L’ho fatto con tutta la buona volontà che ho. Tutta. Ma devo proteggermi perché resta solo quel granello di Fantasìa di cui scrissi tempo fa, quando vivevo altrove, e speravo. Era la scintilla. Ne parlavo, la sentivo nella mano, ma non sapevo di essere io. Ed è piccola.
Sono molto fortunata, è vero. Non lo dimentico. L’unica cosa che posso fare utilizzando questo strano strumento telematico che mai si sa a chi arrivi è ringraziare tutti quelli che mi hanno accompagnato, che mi hanno voluto bene (penso ai portoni davanti a cui mi sono fermata), che mi vogliono bene, perché un giorno saluti una persona e non la rivedi più, e non l’hai ringraziata poi tanto, o non eri pronta, e la mia testa non comprende, e il mio cuore non contiene il dolore – questo no, lo accetto ma non lo contengo – . Dunque è bene dire che vi voglio bene, e ognuno coinvolto con me sa che mi riferisco a lui, o a lei. E se non ci sentiamo più c’è evidentemente un motivo, e andrà bene anche così. Penso a una pausa, che può essere molto lunga, perché nessuno deve fare ciò che non sente. Ed io non muovo foglia perché, come ho detto, adesso devo “stare” e non “cercare”. Il moto può  incredibilmente stare anche nella capacità di “stare”.
Ogni tanto qualche amico mi scrive che mi ha sognata, tra le stelle, o che stavo molto bene. Ed io mi commuovo profondamente, e di nuovo grazie di cuore.

Oggi guardavo la città, i tetti, la mia casa che potevo vedere dalla sommità del campanile. Firenze la contieni nello sguardo. E pensavo a babbo che scelse la bellezza dei mattoni come lavoro, che girò con me per chiese e musei quando preparai l’esame per fare la restauratrice a rivedere tutte le opere, e che mi telefonò un paio di anni fa, un giorno di luglio, per chiedermi se fosse successo qualcosa di buono. Poi mi spiegò: una pianta che gli avevo regalato era seccata quando ero in crisi anni prima; poi si era lentamente ripresa, e quel giorno aveva messo tre fiori rosa. Lui voleva sapere se ero felice. E sì, ridevo, era effettivamente accaduto qualcosa di molto bello.
Sull’orchidea che mi hanno regalato il giorno che ha iniziato il suo viaggio esplorativo sono sbocciati due fiori nuovi. Baci e abbracci

About the Author
Dopo molti anni di restauro di tessuti tra Firenze e Prato con la mia ditta mi e' giunta l'opportunità di chiedere un time-out dalla libera professione in Italia (!!!), per riprendere la ricerca, che amo molto, a New York. Lanciata con la fionda per un anno allo sbaraglio! E mo' si fanno i giochi
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4 Comments
  1. Serenella Bianchini 20 Agosto 2015 at 09:31 Rispondi

    Rispondo a questi struggenti e bellissimi pensieri con parole che mi sembrano sulla tua frequenza: ‘…..Ebbene, fate strani sogni? Siete allo stremo delle forze? Vi chiedete se riguarda solo voi? No, ci riguarda tutti. Dal primo all’ultimo. Nessuno può essere passato indenne attraverso quanto sta accadendo. Tutti noi abbiamo dovuto sacrificare ciò che avevamo di più prezioso. La felicità e la libertà rendono soli. La paura, la schiavitù, la fedeltà ai sistemi familiari sono la via più comoda. Ma sono una via mortale. La vita si ritira da coloro che la sperperano. Non potremo essere sicuri di avercela fatta, finché non saremo definitivamente giunti all’altra parte della riva.
    Purtroppo, è proprio in quello che abbiamo di più sacro, che sta la più grande rinuncia, il più doloroso sacrificio. Forse, è proprio per imparare a riconoscere ciò che è sacro. E, una volta riconosciuto, a riportarlo al centro dell’attenzione. Perciò questo movimento di guarigione e liberazione esige tutto da noi: solo così potrà consegnarci tutto. E lasciarci scoprire che le relazioni che avremo stabilito ci avranno già consegnato a una nuova era interiore….’
    Fonte :https://www.facebook.com/pages/Gabriele-Policardo/552804244771377?sk=timeline

    • Guia 20 Agosto 2015 at 09:42 Rispondi

      Il circolo è piccolo. Non ci sono molti “utenti” a condividere o a volersi quantomeno confrontare, e quindi… ognuno sul suo vascello.
      Oggi so che posso fare quello che voglio, a differenza di ieri sera… sarà? Oggi è così. Abbracci mamma

  2. laura 20 Agosto 2015 at 16:02 Rispondi

    Bella Guia…i tuoi pensieri li leggo con piacere, mi emoziona leggere …le tue sensazioni….mi emoziona…il tuo vissuto…bello e brutto…..! Ti penso…i miei pensieri volano….a tutti i momenti …dove le tue parole…si sono lierate…con piacere….nei nostri momenti!!ti abbraccio,ti penso…spero di vederti….presto!

    • Guia 20 Agosto 2015 at 16:10 Rispondi

      Laura cara, grazie delle tue belle parole! Sono tanto felice che alcuni comprendano, sentano, o condividano quello che scrivo! A volte sembra un vagare da soli, ma non è così.
      Certo che ci vediamo presto, promesso! Un grande e forte abbraccio

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