È tanto che non scrivo, non so se dovrei chiudere questo blog.
Era nato dietro sollecitazioni di amici che volevano segnali da oltreoceano! Funny story. E adesso che sono di nuovo qui, dovrei dare “segnali” agli altri cari amici rimasti sempre al di la’ di questo caro oceano? Di cosa? Vi sento tutti, più o meno di frequente. Ci rivedremo, piano piano, nel tempo… Dentro di me vi penso e vi abbraccio con un amore e una gratitudine infinita.
Qui non esploro poi molto, o meglio, riesploro la mia città con i miei vecchi-nuovi occhi, ma certo ho uno stupore che non deriva dal passeggiare in una città in cui non ho mai vissuto, come accadeva un anno e mezzo fa nella grande mela.
New York mi ha aiutato a proseguire quel processo che si era avviato qualche anno prima, nel tempo che mi ha permesso di chiedere una borsa di studio. Sono partita.
Ora metto le mani in pasta, nei polli, nelle patate, nelle cipolle, nei cavolfiori. E dopo aver sezionato una per una tutte le cose che non tornavano, ho fatto piazza pulita. Ma radere a zero tutto il circostante si paga a caro prezzo, cavolo se si paga… La leggerezza arriva, ma con lei anche tanto altro.
Giro in bici, l’aria primaverile è meravigliosa. Il sole è caldo, come a New York non si riusciva a sentire. I turisti sono miriadi, tutti assembrati in quelle poche strade note, attorno al Duomo e in S. Croce, in piazza Signoria e piazza della Repubblica, a palazzo Pitti, vicino ai negozi più chic, dove non sono mai entrata e che non mi hanno mai interessato. Faccio slalom tra i pedoni: qui è tutto mignon. Sembra di stare dentro al Gioco dell’Oca… In un certo senso, meglio questa mingherlitudine. Più semplice, almeno questo, che già così semplice in generale non è.
Tempo di fare i conti con i propri sogni, visto che molti dei miei temi, questioni, impegni, sono stati lasciati, per scelta e per necessità.
Già, sono molto fortunata, come mi è stato detto. E me lo devo ricordare, ogni giorno. Sì, cari amici spread qua e là – come mi sento io, sparsa – : sì, scriverò.
Ho fatto il salto di decidermi a mettere un’ADSL che mi lega per due anni. Avrò la wi-fi. Sto impazzendo così, non aggiorno quell’idiota dell’iphone, poi mi finisce la connessione dell’ipad, devo aggirarmi tra bar e biblioteche per postare 10 foto di una cena per promozione (ma si può?) dove la connessione dura solo due ore, e che con l’arretrato di cose e risposte da mandare non bastano mai. Dimentico un pezzo di cavo, o un foglio. Ho ceduto. Sono esausta.
E poi ho pensato che non ho mai lasciato un “chiodo”, un debito, non ho mai fatto una spesa senza pensare bene alle conseguenze, e ora… Ora no. Due anni di contratto? (che poi mi svelano la legge nemmeno prevede). Ecco, solo una gran rottura di coglioni se dovessi recedere, questo lo so già. E soldi persi. Perché, non ne sto perdendo adesso con tutte queste variazioni, gite nei negozi, telefonate, richieste, suppliche? Certo. E un monte di tempo.
E allora se dovessi cambiare rotta, ciao contratto. Ciao soldi. Ciao.
Questa chiamasi libertà. Semplice, banale quasi, sciocca libertà di non sentirmi legata, e a un contratto meno che mai, libera di andare e venire, di vivere di poco, di pensare, di scrivere. Far cenare la gente. Mi ero aggrappata e fissata di non farmi imbrigliare da nessun gestore telefonico, come se quello fosse il reale vincolo alla mia presunta migrazione.
Stavo un tempo al 44. Ora al 22. E l’11 allora manca all’appello…
L’11 è nei tarocchi la rappresentazione de La Forza, quella che mi cavo ogni mattina da un anfratto diverso. E al mio 11 sto puntando con il telescopio. Non perché il 22 non vada bene, al contrario. L’11 è la prossima avventura.
Buonanotte a chi esplora
“Zingaro”
Bentornata Guia..sarà una nuova avventura..essere tornata!!!ti ammiro!!
È tutta una grande grandissima avventura… Grazie!