Aereo per Barcelona.
È stato molto rocambolesco partire da New York per andare in Italia. Era quasi Natale ed era praticamente primavera… Messo via il piumino invernale con grande gioia ho potuto indossare la mia giacca di pelle con pelliccia! Sono uscita di casa con due bagagli e una borsa stracolma, fiera nella mia leoninitudine. Diavolo, troppo caldo! Non potevo crederci. Ma come, sto in una delle città più fredde e il 22 dicembre muoio di caldo?! Con le valigie fu un supplizio. Troppo pese, troppo piene. Troppo caldo. Una volta riuscita a salire sull’aereo privata di entrambe le valigie (perché mi vollero punire, oltre a farmi spendere 100 dollari di sovrapprezzo, privandomi del mio bagaglio a mano, dato che la mia borsa a tracolla, da sola, forse pesava 10 kg…) ho solo sperato di riabbracciarle in seguito e mi sono rilassata.
Di norma quando salgo è fatta: il pilota, il deus ex machina del fortuito gruppo di passeggeri, ci ha potenzialmente nelle sue mani. In realtà so trattarsi di pura illusione poiché nessuno è causa o artefice del destino di un altro, ecco che mi distendo. Vada come deve andare. Il destino è un po’ più “ampio”.
Arrivata in Italia avevano lasciato i miei bagagli ad Amsterdam, così non solo potevo aver perduto tutti i vestiti o riceverli a fine soggiorno, ma non avevo neanche lo straccio di un regalo. Un mese a sceglierli, il grande entusiasmo di rincontrare di nuovo tutti, e mi dovevo presentare a mani vuote!
Un gran colpo di fortuna, diciamo, volle che i bagagli si rimaterializzassero il giorno seguente a Pisa. Con estrema gioia presi la macchina e li recuperai, così da avere le mie sciocchezze natalizie, una per ognuno. E poi computer, hard disk, vestiti, scarpe… Va be’, adesso ho imparato che in questo modo di sicuro non si fa!
Ripresa la via per avventurarmi in Spagna e poi a Parigi per la ricerca che sto facendo, ho realizzato che per paura del freddo, di non cambiarmi a sufficienza e di un’altra cosuccia, ho portato una tale quantità di roba da non sapere come fare. Come fare a trasportarla!… Mi sono ripetutamente infamata fino ad oggi che sto rientrando alla base, ho lasciato inevitabilmente delle cose in Italia, ho fatto uno zainetto al piombo fuso, una borsa con la dinamite, e la valigia finalmente pesa meno di 23 chili.
La storia di una mia amica è ancora più gustosa perché lei dalla Siria, con un bagaglio fuori misura, dopo aver tentato di imbarcarlo con suppliche, lacrime e poi con denaro, senza darsi per vinta indossò i 10 chili eccedenti sul suo magro corpicino, rifinendo il tutto con una sorta di burka maschile per camuffare le camicie e i golf e i pantaloni che aveva addosso! Ed era un AGOSTO a Damasco. Io l’ho adorata! La posso immaginare…
Impulso e creatività. A volte completamente staccata dalla realtà. Un grande cuore. È stato bello rivederti a Parigi, cara Angela.
Aereo per New York, scalo a Reykjavik.
Ma da dove diamine proviene questa mia ansia da trasbordo di animali sull’arca di Noè?
Quando si cammina sul limite di uno strapiombo, e si pensa di aver perso tutto, si possono imboccare almeno due strade, e riduco all’osso: 1. Sensazione di volersi liberare da tutti gli orpelli, fare terra bruciata, e ricominciare dal niente. Ce l’abbiamo, tant’è che a Pisa non ho battuto ciglio quando ho pensato che potevo aver perso tutto e, per come sono fatta, mi è sembrato uno splendido risultato 2. Desiderio di voler conservare un nucleo di oggetti, cose, vestiti che ti accompagnino in “casi avversi”: il comfort del noto durante l’inaspettato (edulcorando un po’ lo si può così definire). Essendo più o meno pronti a tutto, provi a farci davvero i conti, a questo giro serenamente. Fatto anche questo.
È singolare adesso sentire e considerare entrambe queste opposte strade nello stesso esatto momento. Che tu rimanga senza i tuoi beni, che sono passeggeri, o che tu sia destinato a trascinarteli dietro come se ti portassi quel che rimane della tua casa, trovo che in entrambe le versioni sia emerso un attaccamento alla vita. L’equilibrio sarebbe stata la miglior via, ma evidentemente non siamo li adesso.
Imparo, imparo, prometto!…
Ricorda: ogni chilo che stipi in valigia sarà un chilo che dovrai trascinare su e giù per una scala, su e giù da un treno, in un appartamento al quarto piano senza ascensore… Ho dei calli nelle mani che sembro un fabbro.
Ottimo. Semplifico, e dunque, in quei famosi casi avversi scelgo di affrontare la suerte con tre calzini, due golf e cinque mutande.