A volte ho delle premonizioni. Le sento con una gioia incontrollabile.
Ho la sensazione di avere la vita nelle mie mani e che tutto possa compiersi.
Mi accadde vedendo un edificio in un periodo molto bello, pieno di speranza. Un luogo in restauro che mi attirò subito, e che speravo adibissero a edilizia popolare, non capendone all’inizio la destinazione d’uso. Si parla di 13 anni fa. Avevo appena iniziato a lavorare, e nemmeno in due avevamo davvero il becco d’un quattrino. Ma molto futuro davanti.
Quella zona della città l’ho amata moltissimo. L’Oltrarno. C’è una potenza nella natura tutt’intorno che mi sfugge, mi cattura e mi incanta. Ancora ogni santo giorno finché ho vissuto a Firenze. Quando percorrevo le colline per andare a lavoro a volte mi commuovevo guardando dall’alto quel verde che corona le case arroccate in S. Niccolò, poi girando lo sguardo mi trovavo sempre lo splendore irripetibile della cupola del Brunelleschi e del campanile di Giotto. E mi sentivo felice, fortunata di poter vedere tutto questo. E avvilita per lasciarlo. Una malinconia si prendeva sempre un grande spazio dentro di me.
Mio padre ebbe in centro il primo studio, o almeno il primo che io vidi. Un tempo officina da carrozziere, riallestita a studio di architettura, oggi laboratorio di restauro. Era un luogo affascinante. Via dell’Ardiglione a Firenze. Negli anni ’80 era ancora una strada malfamata, case scalcinate, una buia via da tossici. Chissà perché ora niente mi sembra tanto pericoloso. E sono certa di sbagliare. Vivo a New York per un lasso di tempo che è un soffio, giro nel cuore della notte pensando sempre che accadrà solo ciò che deve accadere. Certo, magari non mi spingo in luoghi off-limits, provo a non eccedere, non voglio sfidare la sorte. Spero che la mia fiducia sia ripagata.
In quell’ufficio la cosa più assurda era il bagno. Uno di quelli che non si trovano quasi più, spettarle e oscuro, un buchetto sconnesso. Mi faceva paura! Pensa te…
Ma l’ufficio era bello. C’erano un sacco di tecnigrafi, un grande tavolo su una pedana, e per andare al piano superiore non scale ma, per me bambina, un enorme scivolo! Un piano inclinato. E’ rimasto un luogo mitico nella mia memoria.
Pieno di lapis, fogli, gomme. Colori. Telefoni. Squadre, fogli, carta, progetti appesi.
Forse ero solo felice di stare nel posto in cui lavorava il mio babbo, con lui.
Quando trovai quel convento in ristrutturazione mi sembrò un miracolo che si stava per compiere. Ero nel pieno delle energie e della forza. Dopo 10 anni vinsi uno spazio per aprire un laboratorio proprio là dentro. Immerso nel silenzio, con vista su quelle colline da me tanto amate, alberi intorno, a un passo dal centro. Non ho mai dimenticato di essere passata da quella strada più volte nel passato, fantasticando. Il mio sogno, esattamente quello, in qualche modo si era avverato.
E dunque la mente crea. E allora ti prego, crea! Crea ancora!
Crea per me, dai forma al pensiero più bello e pieno per la mia esistenza.
Guia, mi fai commuovere! Un blog pieno di poesia. Spettacolo per la mente! Sei grande.
Marta, cara, grazie! Fai commuovere me invece!… Oggi e’ un bel giorno. Ho iniziato una cosa che in un modo o nell’altro volevo fare da sempre. Con il sostegno di tanti, pur lontani… Grazie
bellissimo il tuo blog, Guia! l’ho scoperto solo oggi, ti seguirò con attenzione! non vedo l’ora di rivederti, un abbraccio!
Lu bella! Grazie cara,in effetti si e’ messo on line da pochi giorni! Torno prestooooo, un abbraccio forte